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a cura di Agenzia regionale di sanità Toscana
Antibiotico Resistenza

Quanto ne sanno gli italiani di antibiotico-resistenza? Informazione, uso degli antibiotici e consapevolezza del fenomeno da parte della popolazione

L'indagine CENSIS

Antibiotico Resistenza · 15 novembre, 2021
Beatrice Meucci

Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi

Chiara Bruni

Farmacista presso Sogefarm Cascina Srl


Alexander Fleming, vincitore del Premio Nobel per la medicina nel 1945, affermò che chiunque giochi con la penicillina senza pensare alle conseguenze è moralmente responsabile del decesso di chi morirà per un’infezione sostenuta da un microrganismo resistente alla penicillina. Con questa provocazione il luminare della medicina portò all’attenzione del grande pubblico il tema dell’antibiotico-resistenza, ovvero il fenomeno biologico dell’acquisizione da parte dei microrganismi della capacità di sopravvivere o di crescere in presenza di un agente antibatterico sufficiente a inibire o uccidere microrganismi della stessa specie. 

Al giorno d’oggi il tema dell’antibiotico-resistenza è fortemente dibattuto. A questo proposito sono stati studiati e implementati programmi nazionali di contrasto basati sulla sorveglianza, la stewardship, la formazione degli operatori e l’informazione dei cittadini. Studi e pratiche di antibiotico-resistenza vengono affrontate e trattate non solo per la tutela della salute degli esseri umani, ma anche per quella della salute animale. Il codice terrestre dell’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) invitano a un uso prudente degli antibiotici per preservare l’efficacia terapeutica, prevenire la selezione dei microrganismi resistenti e la contaminazione di alimenti di origine animale con residui che eccedono i limiti.

Se da un lato, dunque, convinzioni e abitudini errate sulle prescrizioni e il ricorso agli antimicrobici ne influenzano fortemente il consumo, dall’altro lacune nella comprensione pubblica del problema dell’antibiotico-resistenza alimentano la confusione generata dal fenomeno. Ben si comprende quanto sia proprio l’informazione e la comprensione pubblica del problema ad assumere un ruolo fondamentale nel programma di contrasto alla diffusione di microrganismi resistenti: una diffusa consapevolezza della necessità di un utilizzo oculato degli antimicrobici è in grado di arginare l’espandersi del fenomeno. Per queste ragioni, tra settembre e ottobre del 2015, l’OMS ha condotto un’indagine su un campione di circa diecimila cittadini di 12 paesi diversi per indagare quale sia il livello di conoscenza della materia. È stata riscontrata una limitata conoscenza e percezione del problema dell’antibiotico-resistenza, con solo poco più della metà degli intervistati che ha affermato di conoscere la materia ma di non sapere come adottare comportamenti in grado di arginare il fenomeno. Per ovviare al problema, il Piano d’Azione globale sull’Antimicrobico-Resistenza redatto dall’OMS inserisce come primo obiettivo quello di migliorare la comprensione e la consapevolezza dei cittadini attraverso una comunicazione efficace e mirata. 

In Italia sono conseguenza diretta di infezioni resistenti circa 10mila l’anno sui 33mila dell’Unione europea (fonte: ECDC, 2020), circa un terzo dunque dei decessi totali in Europa sono attribuiti all’antimicrobico-resistenza. La problematica di una diffusa non-conoscenza dell’antibiotico-resistenza nel nostro Paese assume, quindi, caratteri ancor più rilevanti se si considera anche che, secondo l’Eurobarometro, gli italiani sono tra gli ultimi per conoscenza e consapevolezza della materia. Tra agosto e settembre 2019 il CENSIS ha condotto l'indagine Gli italiani e gli antibiotici: informazione, utilizzo e consapevolezza del fenomeno dell’antibiotico resistenza intervistando circa mille persone nel nostro Paese. Il tema della survey era la percezione, la comprensione e l’adozione di comportamenti e pratiche per contrastare il problema dell’antibiotico resistenza.  

I gruppi presi in esame dall'indagine CENSIS

La popolazione selezionata comprendeva genitori con figli tra gli 0-11 anni, possessori di animali da compagnia e anziani oltre i 65 anni. I componenti del campione stati classificati anche in base al loro livello di istruzione: licenzia media, diploma e laurea o post-laurea.  

I quesiti posti nell'indagine

Un quesito particolarmente interessante chiedeva quali fossero, secondo coloro che erano interpellati, i comportamenti che maggiormente contribuiscono ad alimentare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Ciò che è emerso è una diffusa convinzione che i rischi maggiori si corrano con un utilizzo frequente della terapia antibiotica, il tutto amplificato dal mancato rispetto delle indicazioni del medico per l’assunzione dei farmaci. Anche l’utilizzo eccessivo di antibiotici negli allevamenti animali e il loro impiego improprio per trattare influenze, raffreddori e altre infezioni virali sono state individuate come pratiche fortemente rischiose. Un gradino sotto in termini di importanza nell’alimentare la diffusione del fenomeno dell’antibiotico-resistenza è stata collocata l’azione di gettare antibiotici non utilizzati o scaduti nei rifiuti domestici mentre, la quasi totalità del campione intervistato, ritiene poco importante, se non addirittura irrilevante, avere contatti con animali durante una terapia antibiotica o utilizzare antibiotici per uso umano anche per i propri animali domestici. Alla popolazione è stato poi chiesto quale siano i rischi dell’antibiotico-resistenza ed è emerso che è diffusa convinzione che da essa derivi una minor efficacia degli antibiotici per il trattamento di molte infezioni e che, quest’ultime, se acquisite in setting ospedalieri possono essere ancor più pericolose e di difficile gestione. 

Altri quesiti sono stati posti per indagare quale sia la frequenza di terapie antibiotiche e per quali tipologie di infezioni queste siano adottate. Se tra le persone più anziane emerge che quasi la metà nell’ultimo anno ha fatto ricorso a questo tipo di terapie, percentuali più basse sono emerse da intervistati appartenenti a fasce di età più giovani. Tra gli adulti circa un quarto degli intervistati ha dichiarato di aver assunto antibiotici per il mal di denti o durante terapie odontoiatriche e per infezioni batteriche alla gola, alle orecchie e ai polmoni, percentuale questa che supera il 50% quando i genitori si trovano a dover rispondere sull’utilizzo degli antibiotici per curare i propri figli dagli 0 agli 11 anni per le medesime casistiche. Dal diffuso utilizzo degli antibiotici per la cura dei bambini si riscontra come tale pratica sia più che raddoppiata con una percentuale pari al 54,90% dei genitori che ha dichiarato di aver utilizzato antibiotici per i propri figli contro il 25,20% che era emerso da studi antecedenti al 2019. Di questo 54,90% di genitori la maggioranza risulta essere laureata e residente al centro-sud e, ancora, di questi il 6,20% ha dichiarato, però, di non averli somministrati nell’ultimo anno contro il 19,40% di quelli che risiedono al nord-est. 

È stata indagata anche la modalità mediante la quale vi è l’accesso agli antibiotici e la quasi totalità del campione ha dichiarato di averli acquistati su prescrizione medica mentre una percentuale nettamente inferiore, che si aggira tra il 10% ed il 15%, afferma di averli utilizzati autonomamente grazie a rimanenze nelle proprie case. Nonostante vi sia la consapevolezza di dover ricorrere alla prescrizione medica, il 17% degli intervistati di età inferiore a 65 anni afferma che sia utile tenere un antibiotico in casa per assumerlo in caso di necessità senza dover andare dal medico, percentuale che sale al 21% tra gli anziani.

Sulle modalità di assunzione, invece, una analoga percentuale (15%) composta da over 65 e da coloro che hanno conseguito la licenza media, afferma di aver cessato l’assunzione degli antibiotici alla scomparsa dei sintomi, per evitare di assumerne troppi. Sulla scelta dell’antibiotico da utilizzare per intraprendere terapie volte alla cura di casistiche specifiche solo il 24,60% della popolazione oggetto d’indagine ha dichiarato di aver effettuato un esame su prescrizione medica per individuare il giusto farmaco da utilizzare. 

Agli intervistati è stato chiesto anche quale sia la loro opinione sull’utilizzo degli antibiotici negli allevamenti animali. Su questo tema si rileva la pericolosità di tale pratica ma, allo stesso tempo, che l’utilizzo eccessivo lo si debba alla volontà di non danneggiare i consumatori. Emerge, inoltre, la spiccata preferenza degli intervistati per l’acquisto di prodotti animali etichettati come “senza antibiotici”. 

Per quanto riguarda i possessori di animali da compagnia, nonostante il 98,6% dichiari di aver usato per il proprio animale un antibiotico prescritto dal veterinario, resta elevata la percentuale, circa la metà degli intervistati, di chi ammette che in altre occasioni lo ha somministrato in modo autonomo, acquistandolo direttamente in farmacia.

I risultati dell'indagine

Dallo studio condotto sembra emergere, dunque, che in linea teorica la popolazione abbia per larga maggioranza compreso la gravità del fenomeno dell’antibiotico-resistenza e dell’impatto che questa può e potrà avere sulla salute personale, ma, di fronte a domande specifiche, si rileva come si abbassi la soglia della percezione di gravità. In particolare, nonostante la totalità delle persone individui nell’abuso di antibiotici la causa principale della resistenza agli antibiotici, c’è molta confusione sui rischi associati per la salute personale e collettiva: scendono sotto il 50% le persone consapevoli che una minore efficacia degli antibiotici possa compromettere l’esito di operazioni chirurgiche, trapianti, cure ospedaliere. Solo il 37% degli intervistati che ritiene possibile la diffusione da persona a persona di batteri resistenti, mentre il 39,6% pensa che solo le persone che assumono antibiotici siano a rischio di contrarre infezioni antibiotico resistenti e prevale l’idea (67,7%) che assumendo antibiotici in maniera corretta si è a riparo dal rischio di contrarre infezioni antibiotico resistenti.

Alla medesima conclusione sulla reale comprensione del fenomeno da parte del campione analizzato si giunge anche essendo consapevoli che la somministrazione di un’intervista come quella di CENSIS sia soggetta a ricevere risposte che non rispecchiano le reali abitudini dagli intervistati, e consapevoli anche che una lacuna informativa maggiore si rileva tra gli anziani e le persone con un titolo di studio più basso. 

Mai come oggi è necessario intraprendere azioni volte a diffondere quanta più consapevolezza possibile del fenomeno e per questo è importante interrogarsi su quali attori debbano essere coinvolti nel processo di diffusione delle informazioni e delle buone pratiche. La scuola, lo Stato, le Aziende Farmaceutiche e il medico di famiglia vengono individuati dagli stessi intervistati, come i principali indiziati a dover condurre questo percorso di sensibilizzazione. Allo stesso tempo appare necessario implementare pratiche per educare il cittadino all’adozione di comportamenti responsabili, si pensi a blister con un numero di compresse specifico sulla base della durata delle terapie, oppure alla consegna da parte del farmacista di una guida per il consumatore, come già avviene per altri farmaci con monitoraggio addizionale. È importante che ci si interroghi anche sul regime di dispensazione e di prescrizione degli antibiotici, tenendo conto del fatto che tali molecole per la maggior parte della popolazione non prevedono un utilizzo abituale ma circostanziato da evidenze cliniche che confermino un’infezione.

L’aspetto più urgente è l’incentivazione, da parte delle istituzioni, della ricerca per la prevenzione delle infezioni batteriche che più frequentemente vanno incontro a resistenze dagli antibiotici.

Dallo stesso studio condotto dal CENSIS sono emerse insofferenze e una serie di bisogni di informazione che risulta necessario colmare. Solo con la comunicazione e la divulgazione è possibile responsabilizzare la popolazione sui rischi dell’antibiotico resistenza e su quello che è possibile e necessario fare per combatterla.

 

Riferimenti bibliografici

  • CENSIS. li italiani e gli antibiotici: informazione, utilizzo e consapevolezza del fenomeno dell’antibiotico resistenza. Rapporto finale, ottobre 2020

 

Per approfondire:

 

 


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