Prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse, educazione all’affettività e alla sessualità: una lacuna educativa da colmare nel sistema scolastico italiano
I risultati del progetto EduForIST, coordinato dall’Università di Pisa, offrono una base di partenza per l’implementazione dell’educazione alla sessualità estensiva in tutte le scuole
Infezioni · 22 dicembre, 2021
Alice Chinelli
Università di Pisa
Luca Ceccarelli
Università di Pisa
Lara Tavoschi
Università di Pisa
Le infezioni sessualmente trasmesse (IST) costituiscono un gruppo di malattie infettive molto diffuse e rappresentano un problema rilevante per la salute pubblica(1). A causa della mancanza di un piano di prevenzione delle IST attuato a livello nazionale e scolastico, le persone giovani, in Italia, spesso non ricevono informazioni chiare, adeguate e scientificamente corrette sulle IST o non sanno a chi rivolgersi in caso di necessità; sono però i giovani tra i 15 e i 24 anni che nel nostro paese (e a livello mondiale) sono più colpiti dalle IST(2).
Le attività di educazione alla sessualità proposte in ambito scolastico, in particolare se realizzate in un’ottica di Comprehensive Sexuality Education (CSE)(3a,b), sono considerate uno dei mezzi più importanti per promuovere il benessere e la salute sessuale dei giovani e una componente chiave della strategia globale per la prevenzione dell'HIV e delle IST in Europa(4). L’educazione alla sessualità, inoltre, permette di raggiungere obiettivi che vanno oltre la prevenzione delle malattie, contribuendo allo sviluppo equilibrato della persona e permettendo di valorizzare e supportare le diversità.
Il Progetto EduForIST[a], finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Università di Pisa in collaborazione con diversi partner, si pone l’obiettivo di creare un documento che possa guidare la creazione, l’implementazione e la valutazione di progetti di educazione alla sessualità estensiva (comprehensive), che possano essere attuati nelle scuole secondarie del nostro paese.
Durante il primo anno del progetto è stata effettuata un’analisi documentale rivolta all’identificazione di documenti nazionali e internazionali sui temi dell’educazione alla sessualità, all’affettività e alla prevenzione delle IST e una raccolta di buone pratiche nel territorio, i cui risultati sono descritti di seguito.
Approcci educativi a livello internazionale - La diffusione della CSE e il suo approccio inclusivo
Condotta dall'Università degli Studi di Verona e dall’Università di Pisa, l’analisi ha identificato documenti appartenenti alla letteratura scientifica e alla cosiddetta letteratura grigia, riguardanti la promozione della Sexuality Education (SE).
L’analisi sulla letteratura scientifica ha rilevato come la SE sia una materia trattata in diversi ambiti, sia riviste di salute pubblica o medicina, ma anche di pedagogia(5); il focus principale delle ricerche è rivolto ad alunni ed alunne adolescenti, mentre solo un terzo degli studi adotta un approccio più ampio che coinvolge diversi stakeholders (genitori, insegnanti, operatori sanitari).
Due sono i modelli principalmente studiati: un approccio all’educazione sessuale orientata alla prevenzione dei rischi - risk-oriented sex education(6,7) e la CSE(8-12), un approccio olistico e positivo alla sessualità, che tiene in considerazione le differenze, i diritti umani e sessuali, le identità. La maggior parte dei programmi svolti a livello internazionale sono centrati sul primo modello, di fatto escludendo alcuni temi particolarmente rilevanti e sensibili(13) come la diversità sessuale, la questione del piacere e il framework concettuale che delinea natura ed epistemologia della SE.
Grazie al riconoscimento e alla promozione del modello olistico, definito da UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura - vedi box), la CSE si sta diffondendo in tante e diverse aree del mondo, apportando significativi contributi non solo alla letteratura ma anche alle pratiche.
L’analisi della letteratura grigia ha identificato e comparato sette documenti che offrono delle linee guida sia a valenza nazionale che internazionale sull’educazione alla sessualità nel contesto scolastico, appartenenti ad organizzazioni come UNESCO ma anche ad istituzioni di paesi anglofoni occidentali[b].
Sebbene differenti per impostazione teorica, contesto a cui si rivolgono ed esiti finali (più orientati alla prevenzione in ambito di salute pubblica i documenti nazionali piuttosto che allo sviluppo equilibrato della persona e all’empowerment), sono condivisi i requisiti fondamentali per l’implementazione di un programma efficace di SE, ovvero:
- una visione positiva della sessualità e inclusiva delle diversità, che promuova la prevenzione dei rischi ma anche il senso di responsabilità verso il proprio e altrui benessere sessuale
- la promozione del pensiero critico, per attivare la capacità di prendere decisioni libere, consapevoli e informate
- un approccio basato su diritti umani e sessuali, consenso e rispetto della privacy, per favorire l’attivazione verso il rispetto dei diritti riguardanti le scelte sul corpo, le relazioni e le pratiche sessuali consensuali
- una visione trasformativa del genere, che metta in discussione ruoli, norme e stereotipi, tenendo conto e rispettando le differenze, con l’obiettivo di costruire una società più equa e giusta
Per quanto riguarda la valutazione degli interventi di SE, in letteratura sono stati identificati 3 approcci(14) - uno centrato sull’impatto e gli esiti, uno sull’implementazione e uno sul programma. Cercare di individuare una correlazione tra CSE ed i suoi esiti è però rischioso, poiché diversi fattori possono intervenire all’interno della pratica educativa e della vita della persona, concorrendo ad un certo tipo di impatto. Pertanto, un tipo di valutazione coerente con il modello CSE dovrebbe focalizzarsi sulla qualità del programma e la sua implementazione, piuttosto che sugli esiti in termini di impatto sulle determinanti strettamente legate alla salute pubblica. Ciononostante, è stato dimostrato da diversi studi come, in realtà, l’educazione alla sessualità di qualità influisca sugli hard outcomes come la diminuzione di gravidanze indesiderate nelle adolescenti, il numero di IST e HIV, gli abusi sessuali e l’omotransfobia.
Riferimenti documentali a livello italiano - Difficoltà nel rilevare l’impatto dei progetti di prevenzione esistenti
L’Istituto superiore di sanità (ISS) e l'Università La Sapienza di Roma hanno effettuato una raccolta di riferimenti normativi e progetti di prevenzione e controllo delle IST presenti nelle regioni italiane, costituiti prevalentemente da Delibere delle giunte regionali o piani regionali di prevenzione. La situazione inter-regionale rilevata è molto disomogenea, con alcune regioni particolarmente attive, dove è possibile trovare centri IST, interventi di prevenzione primaria e secondaria, offerta ed esecuzione di test diagnostici per le IST, disponibilità di protocolli diagnostico-terapeutici e altre regioni in cui questa documentazione è assente.
In alcune regioni i piani di prevenzione, sebbene presenti, sono spesso particolarmente carenti per quanto riguarda la pianificazione e l’implementazione di attività sulle IST o l’aggiornamento periodico dei documenti normativi. L’attuazione di tali progetti educativi in ambito scolastico è ugualmente eterogenea: alcune regioni sono molto attive nella stesura e messa in pratica delle attività educative (AE), mentre per altre pare che queste attività non siano presenti. I progetti rilevati avevano come obiettivo principale quello di comunicare a ragazzi e ragazze informazioni scientificamente corrette sulle IST, utilizzando un linguaggio semplice, facilitare l’adozione di comportamenti di prevenzione, fornire informazioni sui servizi sociosanitari disponibili sul territorio e sulle loro modalità di accesso. Spesso venivano coinvolti direttamente gli operatori dei consultori. Infine, in nessun caso è stato possibile reperire i risultati raggiunti da suddette attività, il materiale realizzato dai partecipanti dopo gli interventi o eventuali valutazioni (in linea con le difficoltà rilevate nell’analisi della letteratura).
Esperienze sul territorio italiano - La mancanza di tempo dedicato all’educazione alla sessualità nella scuola italiana non permette lo sviluppo di interventi educativi efficaci
La raccolta di buone pratiche presenti sul territorio italiano aveva l’obiettivo di raccogliere informazioni relative alle attività educative svolte nelle scuole secondarie di I e II grado a partire dall’anno scolastico 2016-2017 fino al 2019-2020, in ambito di affettività, sessualità e prevenzione delle IST. È stato creato e diffuso a livello nazionale un questionario compilabile online e rivolto a tutte le realtà pubbliche o private che si occupano di creare e implementare queste attività.
La stragrande maggioranza delle AE rilevate (70%) sono state condotte da operatori ed operatrici appartenenti a associazioni di volontariato, enti del Terzo Settore o Organizzazioni Non Governative (vedi figura 1). La maggior parte delle schede raccolte provenivano dalle Regioni target del progetto, ovvero Lazio, Lombardia, Toscana e Puglia, seguite da Emilia-Romagna e Veneto. L’obiettivo comune alla maggior parte delle AE analizzate rientrava nella dimensione dell'informazione piuttosto che la formazione di alunni e alunne sulle tematiche degli stili di vita e la promozione di comportamenti sicuri, la prevenzione delle IST, l’affettività e la sessualità. Le metodologie più frequentemente utilizzate per la trasmissione dei contenuti riguardavano il coinvolgimento attivo dei partecipanti (lavori a piccoli gruppi/didattica attiva), seguito da lezioni frontali e incontri di peer education. In più di due terzi delle AE sono stati realizzati prodotti da parte dei partecipanti, come materiale cartaceo o multimediale, spettacoli teatrali, mostre.
I fattori che sono stati identificati come maggiormente favorevoli per l’attuazione delle AE nelle scuole sono stati l’attivazione/protagonismo degli studenti e delle studentesse e la presentazione dei contenuti scientifici in un linguaggio diretto; tra le criticità, è stato evidenziato il limite di tempo all’interno dell’orario scolastico dedicato a queste attività. La valutazione delle AE, attraverso test di gradimento o apprendimento, è stata condotta in più della metà dei casi ma tra le risposte al questionario non sono stati riportati i risultati ottenuti.
Attraverso l’utilizzo di un framework adattato a partire dagli strumenti SERAT e Inside&Out di UNESCO e IPPF(15), è stato possibile classificare le diverse AE in base al focus principale dell’intervento e l’approccio utilizzato: 62 (29%) sono state classificate come CSE e 157 (71%) come non-CSE (vedi figura 2). Le AE-CSE avevano una durata mediana di 3 giorni, mentre il 41% delle AE non-CSE consistevano in un singolo intervento. Tra queste ultime, il 48% riportava un approccio orientato alla prevenzione delle IST, il 21% all’educazione a corretti stili di vita, il 13% all’educazione alle differenze, mentre non è stato possibile classificare il restante 18%.
L’educazione alla sessualità rimane quindi molto legata ad una tradizione di tipo sanitario basata sulla prevenzione dei rischi, con interventi sporadici e non continuativi. Solo in un ristretto numero di casi viene applicata una visione olistica dell’educazione alla sessualità, la Comprehensive Sexuality Education descritta precedentemente, che comprende anche gli aspetti emotivi e affettivi, prevede obiettivi più ampi, di inclusione e valorizzazione della diversità, di attenzione verso il rispetto dei diritti e la partecipazione attiva dei giovani alla costruzione di una società equa e giusta per tutte e tutti.
Se a livello globale si osserva la diffusione di un approccio alla SE sempre più inclusivo e basato sui diritti, comprendente tutte le tematiche relative alla sessualità, nel nostro Paese persistono importanti criticità.
In particolare, si evidenzia una distribuzione disomogenea nelle diverse regioni della presenza di interventi di educazione alla sessualità, così come di documenti relativi alla pianificazione, implementazione e valutazione di queste attività o l’aggiornamento dei piani di prevenzione delle IST. Inoltre, la mancanza di uno standard nazionale e di linee guida condivise sulla SE permette la presenza di una grande diversità di providers che offrono questo tipo di intervento nelle scuole, e una prevalenza di enti afferenti al Terzo Settore e Organizzazioni Non Governative localizzate sul territorio in modo diseguale. Infine, la limitata disponibilità di tempo dedicato a questo tipo di argomenti all’interno del curriculum scolastico determina una predominanza di interventi rivolti alla prevenzione dei rischi piuttosto che ad un approccio educativo più esteso, elemento rivelatosi critico nelle linee guida internazionali.
L’ultimo punto, ma non meno importante, riguarda la mancata valutazione o reperibilità del materiale relativo, sull’impatto delle attività educative: la scarsità di documentazione circa l’esito di queste attività, infatti, non consente di apprezzare appieno l’impatto su studenti e studentesse e non permette di rendere esplicita l’urgenza della messa in pratica di questo tipo di intervento ai decisori politici.
Pertanto, i risultati del progetto EduForIST sottolineano quanto sia necessario lo sviluppo di strumenti condivisi a livello nazionale e messi in pratica da personale formato per l’implementazione di interventi di educazione alla sessualità estensiva a livello scolastico, nonché l’introduzione all’interno del curriculum di uno spazio appositamente dedicato all’approfondimento di questi argomenti, per rispondere alle necessità fondamentali di in/formazione delle persone giovani riguardo la loro salute e benessere sessuale e globale.
Figura 1
Figura 2
Note
a) “Sviluppo di strumenti tecnici e pratici per lo svolgimento di attività educative in ambito di sessualità, relazioni affettive e prevenzione delle IST nel contesto scolastico”; Partenr di progetto: Istituto superiore di sanità, Università di Roma La Sapienza, Università degli Studi di Foggia, Università degli Studi di Verona, Associazioni (Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, Caritas Italiana, Anlaids Onlus-Associazione Nazionale per la Lotta all’AIDS, Arcigay, CICA, CNCA, CRI, Lila Onlus).
b) Organizzazioni internazionali: Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS, UNESCO, International Planned Parenthood Federation - IPPF; Organizzazioni/istituzioni di Paesi anglofoni occidentali (USA, Canada, Nuova Zelanda, Inghilterra).
Box - Definizione di CSE (UNESCO, 2018)
L'educazione alla sessualità estensiva (CSE) è un processo basato su un curricolo di insegnamento e apprendimento sugli aspetti cognitivi, emotivi, fisici e sociali della sessualità. Mira a fornire ai bambini e ai giovani conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori che consentiranno loro di: realizzare la propria salute, benessere e dignità; sviluppare relazioni sociali e sessuali rispettose; considerare come le loro scelte influenzano il proprio benessere e quello degli altri; comprendere e garantire la protezione dei loro diritti per tutta la vita. |
Per approfondimenti
Congresso 13 luglio 2021: Educazione alla sessualità nella scuola italiana: necessità sanitaria e frontiera formativa. Link Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=IexF2Q2cPtc&t=9113s
INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMESSE E SALUTE SESSUALE: INTRODUZIONE DI ATTIVITÀ EDUCATIVE INTEGRATE NEL CONTESTO SCOLASTICO ITALIANO. Not Ist Super Sanità 2021;34(6):13-17
https://www.iss.it/documents/20126/0/GIUGNO.pdf/37837a67-22f8-3e02-e4ab-d376a3fffc7f?t=1626078622885
Bibliografia
1) World Health Organization. Global health sector strategy on Sexually Transmitted Infections, 2016-2021. Geneva: WHO; 2016.
2) Salfa M, Ferri M, Suligoi B. Le Infezioni Sessualmente Trasmesse: aggiornamento dei dati dei due Sistemi di sorveglianza sentinella attivi in Italia al 31 dicembre 2016. Not Ist Super Sanita 2018;31(6):3-42.
3a) United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. International technical guidance on sexuality education: an evidence-informed approach; 2018 (https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000260770).
3b)World Health Organization. Standard per l’educazione sessuale in Europa. Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti. Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA; 2010.
4) European Centre for Disease Prevention and Control. A comprehensive approach to HIV/STI prevention in the con- text of sexual health in the EU/EEA. Stockholm: ECDC; 2013.
5) Roien LA, Graugaard C, Simovska V. The research landscape of school-based sexuality education: systematic mapping of the literature. Health Educ 2018;118(2):159-70. 6) Boler T, Johnsson E. School-centred HIV and AIDS care and support in Southern Africa: technical consultation report, 22-24 May 2007 - Gaborone, Botswana. Paris: UNESCO; 2008, 42 p. (https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000157860).
7) United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. International technical guidance on sexuality education. An evidence-informed approach for schools, teachers and health educators. Volume I: The rationale for sexuality education. Paris: UNESCO Section on HIV and AIDS, Division for the Coordination of UN Priorities in Education, Education Sector. Paris: UNESCO; 2009 (https:// unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000183281?posInSe t=3&queryId=71b8af1a-35d7-4bf4-88a7-a663f416dd67).
8) Sexuality Information and Education Council of the United States. Guidelines for comprehensive sexuality education: kindergarten to 12th grade. 3rd ed. National Guidelines Task Force. New York: SIECUS; 2004 (https://siecus.org/wp- content/uploads/2018/07/Guidelines-CSE.pdf ).
9) Sex Information & Education Council of Canada. Sexual health education in the schools: questions and answers. 3rd edition. Toronto: SIECCAN; 2010 (http://sieccan.org/wp- content/uploads/2018/05/SIECCAN_Q-A-Sexual-health- education-in-the-schools.pdf ).
10) Future of Sex Education Initiative (FoSE). National sexuality education standards: core content and skills, K-12 [a special publication of the Journal of School Health]; 2012 (https://answer.rutgers.edu/file/national-sexuality- education-standards.pdf ).
11) Future of Sex Education Initiative. FoSE. National Sex Education Standards: Core Content and Skills, K-12 (Second Edition); 2020 (http://www.advocatesforyouth.org/wp- content/uploads/2020/03/NSES-2020-web.pdf ).
12) United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. Review of the Evidence on Sexuality Education. Report to inform the update of the UNESCO international technical guidance on sexuality education; developed by Paul Montgomery and Wendy Knerr, University of Oxford Centre for Evidence-Based Intervention. UNESCO: Paris; 2018 (https://gcedclearinghouse.org/sites/default/files/ resources/180165eng.pdf ).
13) Allen L. Sexuality Education. In: Naples NA (Ed.). Companion to sexuality studies. Hoboken, NJ (USA): Wiley; 2020. p. 225-41.
14) Ketting E, Brockschmidt L, Ivanova O. Investigating the ‘C’ in CSE: implementation and effectiveness of comprehensive sexuality education in the WHO European region. Sex Education 2021;21(2):133-47.
15) United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. Inside and out: a Comprehensive Sexuality Education (CSE) assessment tool. Health and Education Resource Centre (unesco.org) (http://www.ippf.org/static/ youth/CSEAssessmentToolEN.xlsx).